Google aggiorna le policy contro l’abuso di reputazione dei siti
In un recente comunicato pubblicato su Search Central, Google ha fornito ulteriori dettagli sulla sua posizione in merito all’abuso di reputazione dei siti. Questo aggiornamento si colloca nel quadro delle modifiche introdotte a marzo con il Core Update, finalizzato a penalizzare quei contenuti pubblicati senza una rigorosa supervisione, spesso con l’obiettivo di manipolare le classifiche nei risultati di ricerca.
Cos’è l’abuso di reputazione secondo Google?
Google definisce l’abuso di reputazione come la pratica di ospitare pagine create da terze parti su un sito per sfruttare i segnali di ranking del dominio ospitante. Solitamente, si tratta di link sponsorizzati o contenuti pubblicitari, per i quali gli inserzionisti pagano con l’intento di guadagnare visibilità su siti che non hanno alcuna affinità con la loro offerta.
Nonostante alcune collaborazioni esterne siano innocue e non incidano negativamente sull’esperienza dell’utente, Google evidenzia che in altri casi la reputazione del sito ospitante può essere compromessa. Questo accade anche quando vengono adottate misure per moderare o eliminare contenuti inappropriati. Google ha quindi deciso di affrontare in modo più incisivo queste situazioni.
Esempi di abuso di reputazione
Nella sezione dedicata alle norme sullo spam, Google illustra alcune pratiche che rientrano nell’abuso di reputazione, sottolineando ancora una volta l’importanza della qualità del contenuto per il lettore. Tra gli esempi segnalati:
Pratiche considerate abuso di reputazione
- Un sito medico che pubblica una pagina su “i migliori casinò online” senza alcun legame con l’ambito sanitario.
- Un sito sportivo che ospita consigli sugli integratori scritti da terzi, senza coinvolgimento della redazione.
- Un sito di notizie che promuove buoni sconto di terze parti senza alcuna supervisione, solo per scalare le classifiche di ricerca.
Pratiche escluse dall’abuso di reputazione
- La pubblicazione di comunicati stampa o notizie che diffondono contenuti di altre fonti.
- Contenuti generati dagli utenti, come commenti o forum.
- Pubblicità e link di affiliazione etichettati in modo chiaro.
- Collaborazioni attive tra il sito ospitante e gli autori dei contenuti per garantirne la qualità.
- Buoni sconto creati direttamente dal sito e gestiti con controllo editoriale.
Come reagisce Google?
Google ha implementato sistemi per valutare se una specifica sezione di un sito si discosta significativamente dal resto, al punto da essere trattata come indipendente. Se una sezione risulta coinvolta in pratiche di abuso di reputazione, sarà penalizzata separatamente, evitando un impatto negativo sull’intero dominio.
Tuttavia, in caso di abusi ripetuti, l’intero sito potrebbe subire conseguenze più gravi, influenzando la sua visibilità nei risultati di ricerca.
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